Un gruppo di ricercatori coordinato da Mauricio Santillana dell’università di Harvard ha messo a punto un algoritmo in grado di predire focolai e nuovi picchi nei casi di Covid-19. Il sistema riuscirebbe ad indicare un aumento dei casi con diverse settimane di anticipo, da una a tre, in tempo dunque per attuare le misure di contenimento.
“Penso che con il sistema si possa ottenere un preavviso di almeno una settimana – spiega al New York Times Santillana, l’autore principale -. L’algoritmo si può affiancare alla sorveglianza tradizionale, e può aiutare a prendere le decisioni sulle misure di difesa”.
Il modello sviluppato, non ancora sottoposto a peer review, combina l’analisi di diversi parametri: le ricerche su Google e i post su Twitter, le ricerche fatte dai medici sulla piattaforma specializzata UptoDate, con i dati anonimizzati degli spostamenti ricavati dagli smartphone, e con le misure dei termometri ‘smart’ della Kinsa, che inviano i dati ad un server centrale. Ognuno di questi elementi viene ‘pesato’ per importanza e integrato nel modello matematico.
La tecnologia per contrastare il Covid
La tecnologia, compresa l’intelligenza artificiale, potrebbe essere uno strumento determinante nell’azione di contrasto al Covid, soprattutto in questa fase di “riapertura” sociale. Nelle ultime ore si registrano nuove ondate del virus, più o meno consistenti, a livello internazionale.
In Catalogna, nel nord della Spagna, sono tornate in lockdown 200 mila persone per reprimere un nuovo focolaio. In Usa, secondo gli ultimi rapporti, almeno 14 Stati stanno segnando aumenti record. La Florida registra quotidianamente più casi – circa 10 mila – di quanti ne registrava l’Italia durante il suo picco. Non se la passa meglio resto del Continente americano. Il Brasile è arrivato a quota 1,5 milioni di infezioni confermate, mentre in Perù e in Cile continua ad aumentare il numero di casi. Problemi anche in Russia e in Australia.