Natale Forlani, firmatario di Ricostruire, ha spiegato come manchi nel dibattito pubblico l’idea di sostenibilità del debito. Difatti, è un’idea condivisa che deficit e debito pubblico debbano crescere sempre, a prescindere dalla loro sostenibilità sul lungo termine. Il dibattito, anche aspro, sugli strumenti da usare per finanziarlo è incentrato sulla presunta cattiveria dei prestatori, anzichè sui costi ncecessari ad attivarli.
Il Mes è lo strumento più conveniente, in virtù delle garanzie offerte dell’UE e dell’assenza di vincoli macroeconomici. Le rate, tuttavia, andrano restituite con tagli di spesa, nuove imposte o nuovi titoli da finanziare con il risparmio degli italiani.
In questa discussione si giunge sempre alle medesime conclusioni, salvo affrontare il vero problema: la sostenibilità del debito. Per Forlani, in realtà, non servono proposte complicate. È sufficiente utilizzare meglio le risorse disponibili, limitando l’assistenzialismo e alzando la quota degli investimenti privati e pubblici.
Inoltre, la scarsa sotenibilità del debito, che ammonta a ben 3.000 miliardi, penalizza particolarmente gli investimenti pubblici, a causa degli alti oneri sugli interessi.
Forlani individua i tre capisaldi della deriva ideologica a cui stiamo assitendo nel dibattito pubblico. La convinzione di poter indebitarsi illimitatamente, l’idea che gli Stati con le finanze in ordine vogliano penalizzare quelli in difficoltà, la credenza che ogni rivendicazione economica e sociale debba essere soddisfatta per mezzo dell’indebitamento.
Da questi presupposti derivano il no al Mes, una nuova raccolta dell’oro della patria, e risorse a fondo perduto da parte delle istituzioni europee. Un dibattito ideologico che penalizza i cittadini italiani, ma che, avverte Forlani, non esiste negli altri Paesi europei. (Tratto da IlSussidiario.net)