Il Recovery Fund
È molto soddisfatta Ursula von der Leyen al termine dei negoziati sul Recovery Fund. “Adesso abbiamo una potenza di fuoco finanziaria enorme, senza precedenti: 1,8 trilioni di euro, quasi il 13% del Pil Ue a 27”. Il bilancio e il piano Next Generation Eu “aumenteranno di oltre il 50% l’impatto delle nostre politiche.” Secondo la Presidente della Commissione Europea questo è stato un passo fondamentale nel processo di integrazione europea, di cui beneficeranno soprattutto le nuove generazioni.
Il successo politico della buona riuscita della trattativa è da attribuire sicuramente ad Angela Merkel, che ha svolto un ruolo di mediazione fondamentale. L’Unione Europea, col varo del Recovery Fund, ne è uscita rafforzata e ha dimostrato di avere una buona capacità di reazione. I Paesi che più beneficeranno degli aiuti, tuttavia, dovranno impegnarsi a rispettare gli accordi. Non verranno più tollerati rinvii delle riforme e assistenzialismo a pioggia.
La trattativa continua
Tuttavia, non si può certo dire che la partita sia chiusa. L’accordo inter-governativo Next Generation Eu, non richiede l’approvazione formale del Parlamento Europeo. L’organo parlamentare può solo essere coinvolto nella gestione dei fondi stanziati.
Discorso diverso è da fare per il Quadro Finanziario Pluriennale dell’Unione (Qfp). Ovvero il budget a disposizione dell’Unione per il periodo 2021-2027. In base al diritto comunitario, la camera ha l’ultima parola e pertantola facoltà di respingere l’accordo.
Il Presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, ha spiegato i tre punti su cui si cercherà di intervenire. In primis verrà sollevato il tema delle “risorse proprie”, ovvero le imposte comunitarie che non sarebbero riscosse a livello nazionale. Si dovrebbe trattare della plastic tax e l’ETS (Emission Trading System). La scelta della plastic tax, tuttavia, sembra essere poco felice. Oltre ad avere un intento moralizzatore che nessuno Stato dovrebbe avere, è una tassa iniqua perché non colpisce ugualmente tutti i Paesi né lo fa in proporzione a indicatori macroeconomici.
In secondo luogo verrà richiesto un maggior coinvolgimento nella gestione del Recovery Fund. Infine, verrà chiesto un Qfp più voluminoso rispetto ai 1.074 bilioni concordati (circa l’1% del Pil europeo).
Cosa fare adesso
Una cosa è certa: è necessario progettare e realizzare delle riforme che cambino radicalmente il nostro Paese. Altrimenti sarà stato inutile aver stanziato una quantità così ingente di fondi.