Giovanni Tria, firmatario di Ricostruire, ha spiegato su Il Sole 24 Ore come l’attendismo sul Mes ritardi il piano per riformare la sanità.
Secondo l’ex ministro dell’Economia per presentare una riforma organica del sistema sanitario è necessario dichiarare la fonte di finanziamento. Quindi, finché il governo non scioglierà le riserve sul Mes, non sarà possibile conoscere e valutare nel dettaglio il piano per la sanità.
Tria stigmatizza anche l’atteggiamento del governo. “Sembra che il Mes, considerato quasi ufficialmente come una fissazione di malevoli commentatori, non debba essere nominato. Al massimo viene evocato implicitamente tra i vari fondi europei messi a disposizione dei paesi membri in attesa che maturino i tempi politici.” In un clima politico simile è naturale che si rinvii la decisione. A rimetterci è il piano per la sanità.
L’ex capo del Dicastero dell’Economia ricorda che grazie al Recovery Fund avremo a disposizione oltre 200 miliardi per i prossimi 7 anni e che per il 2020 abbiamo già deciso una spesa aggiuntiva con uno scostamento di bilancio di 100 miliardi. Non sappiamo se queste risorse basteranno e se avranno degli effetti economici positivi almeno nel breve periodo.
Tria sostiene anche che “la spesa effettiva non sarà probabilmente delle dimensioni decise sulla carta per come sono stati, a volte sembra appositamente, concepiti i vari provvedimenti”.
L’ex ministro argomenta che la spesa aggiuntiva del Mes servirebbe in tempi rapidi proprio per evitare un crollo eccessivo del Pil. Tria conclude asserendo che la riforma della sanità dovrebbe essere la priorità, ma il governo rimanda e annuncia “un’altra task force”. (Tratto da IlSole24Ore)