Maurizio Sacconi, già Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, e firmatario del Piano Ricostruire, commenta in modo critico le misure attuate dal governo per contrastare gli effetti sull’occupazione della crisi Covid. E non è il solo in questa fase. L’esecutivo, in accordo con i sindacati, sembra propendere per il prolungamento del blocco dei licenziamenti. Una misura fortemente negativa, a detta dell’ex Ministro. È evidente che se si continua a agire in una logica conservativa, si ridurranno le possibilità di creare nuove opportunità occupazionali.
Insistere sul blocco dei licenziamenti produrrà un duplice effetto negativo: rinviare la riorganizzazione produttiva che molte imprese sanno di dover compiere, e ritardare le azioni di riqualificazione professionale per il ricollocamento dei lavoratori in esubero. Il governo, spiega Sacconi, dovrebbe invece supportare le aziende con aiuti concreti, cosa che non è stata fatta finora. In che modo? Attraverso contributi a fondo perduto, sostegni alla liquidità e strumenti fiscali.
Un’altra operazione pericolosa sarebbe quella di incentivare i contratti nazionali. Una misura ideologica e dannosa che per alcune imprese rischia di essere letale. Il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha assegnato al contratto nazionale compiti importanti: il rafforzamento del welfare complementare e l’individuazione di modi con cui garantire il diritto-dovere alla formazione. Non la definizione di aumenti retributivi uguali per tutti, modesti per i lavoratori e onerosi per le imprese in difficoltà.
Sorprende che le parti sociali non si siedano attorno a un tavolo per trovare un compromesso da proporre al governo. Si potrebbe proporre una riduzione strutturale del costo del lavoro, e la detassazione di tutte le erogazioni aziendali e territoriali. Inclusi straordinari e lavoro notturno. Come fu vigente tra il 2008 e il 2012. (Tratto da Formiche.net)